Giuliana Traverso si racconta attraverso ricordi, sogni, sensazioni, grandi e piccoli eventi, amplificati dalla memoria o dalla percezione infantile. Costruisce per i lettori una sorta di diario incongruo, che non rispetta il tempo, che segue il fluire non ordinato dei pensieri. Non racconta “fatti”, non dice i dove e i quando, cita di striscio persino i nomi dei suoi familiari e insiste invece nel rintracciare attraverso ricordi minuti le sensazioni e i sentimenti che l’hanno fatta diventare quella che è.
Quasi un diario di formazione che ruota attorno ai legami con la famiglia, con gli altri, ma soprattutto attorno ai concetti di dignità e di libertà. In quarta ginnasio i suoi ricordi si fermano.
Poi riprende. È già grande. Accenna fuggevolmente a un viaggio in Irlanda nel quale scopre rimpianti d’amore, ricorda incontri e progetti realizzati a Orvieto o in India, confessa più volte l’affetto che la lega alle sue allieve. Intreccia i momenti di creazione delle sue immagini con i profumi o con gli altri stimoli che le hanno sollecitate. Dice quando, perché e come ha iniziato a insegnare e perché ha deciso di farlo solo con le donne. La scuola rimane il ricordo costante, che si intreccia alla vita privata, che illumina il pensiero e il presente. Della sua lunga e felice stagione fotografica ci sono accenni, tracce sparse che si mescolano tra di loro.
Per chi conosce lei e il suo lavoro ci sono e ci saranno troppe omissioni. Per chi conosce lei e il suo lavoro ci saranno molte scoperte. Giuliana Traverso ci guida in modo volutamente ondivago e senza una ricerca di coerenza attraverso la sua biografia fotografica e non, in un viaggio che è il viaggio della sua vita e lo fa con il garbo gentile di chi non vuole intrudere, di chi sa di dover raccontare ma lo fa con riserbo e pudore intrecciando lavoro, pensieri, sentimenti, vita privata e vita pubblica.
La sua relazione con la creazione è istintiva, emotiva, non cerca riferimenti nella storia della fotografia e si colloca sempre e comunque a lato dei movimenti e degli autori che hanno segnato l’evoluzione della fotografia in Italia e non solo. La sua è una cultura visiva sedimentata dalla conoscenza e alimentata dalle emozioni, praticata quasi quotidianamente, arricchita dalle esperienze sul campo e dalle sperimentazioni didattiche. Ha fatto sua trasversalmente la ricchezza della fotografia amatoriale degli anni Cinquanta, l’ha arricchita con istinto e consapevolezza, ha previlegiato sempre e comunque la complessità di un’indagine affrontata in profondità, la costruzione di una storia, alla seduzione facile di un’immagine.
La pratica della fotografia, gli incontri, i viaggi, le scortesie maschili, le complicità femminili, la curiosità, il bisogno di non perdere mai il controllo delle situazioni e l’eleganza nell’affrontarle, la capacità di imparare dai propri errori, le lezioni apprese nell’infanzia e dalla famiglia, una sorta di femminismo non rivendicativo, il ricordo di Lanfranco Colombo, suo secondo marito e instancabile promotore della fotografia, che aleggia in diversi momenti lucidi e affettuosi, e sempre la presenza quasi tangibile delle sue molte allieve trovano spazio in una narrazione che Giuliana stessa riconosce essere stata un parto faticoso. Pensieri e ricordi recuperati da un passato lontano o recente, dettati a una sua allieva, non sempre la stessa, trascritti poi, riletti e meditati insieme: un procedimento che avrebbe potuto togliere spontaneità e che invece, come lei stessa precisa, le è stato tutto sommato semplice. “Non ho mai scritto – dice – ma ho sempre parlato in pubblico, quindi raccontare è stato in realtà solo un lasciar fluire la memoria”. Giuliana Traverso accetta di farsi conoscere attraverso ricordi che si affastellano, si inseguono, si intrecciano, senza che vi sia una cronologia da rispettare.
Ma anche attraverso le immagini che nel corso degli anni ha realizzato e che vuole ricordare perché intimamente legate alla sua storia. Non tutte, perché non vuole proporre un’antologia ragionata del suo lavoro, non necessariamente le migliori, ma solo le immagini che l’hanno accompagnata nel tempo, che avrebbero potuto far parte di un diario personale e privato. E che con generosità offre oggi ai suoi lettori.
Giuliana Traverso ha costruito una trama nella quale le date le sfuggono (le sono sempre sfuggite) e gli eventi non sono necessariamente consequenziali. L’ordito devono crearlo i suoi lettori, scegliendo e assemblando, seguendola nel suo ondivago procedere, tra parole e immagini. Ricorda di aver sempre preteso dalle sue allieve che riportassero sulle loro foto luoghi e date mentre lei non l’ha fatto mai e non vuole farlo neppure ora. E lei stessa così si definisce: buona insegnante e cattiva allieva.
Giovanna Calvenzi
Testi di: Giovanna Calvenzi e Giuliana Traverso
Pagine: 180
Illustrazioni: bianco e nero / colore
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